La storia
La scuola popolare "De Amicis"
di Carmen Di Odoardo
Tra le scuole che compongono l’Istituto Comprensivo 1 di Giulianova, c’è il maestoso edificio di piazza della Libertà che sul muro sopra i portoni porta incisa la scritta “Scuola Popolare De Amicis”.
Il presente articolo vuole essere un breve viaggio tra immagini e antiche realtà dell’edificio che nel tempo ha ospitato non solo le classi della scuola elementare prima e primaria oggi, ma anche le classi della scuola industriale, la scuola di avviamento professionale, la scuola di avviamento al lavoro. Denominazioni queste ultime lontane dalla realtà odierna.
Le immagini delle tre cartoline con le quali ho aperto l’articolo e in cui si può ammirare la scuola “De Amicis” del passato sono di proprietà del sig. Jonata Di Pietro che ha gentilmente acconsentito alla loro pubblicazione. In esse si può ammirare la trasformazione dell’edificio da convento a scuola. Le stesse immagini si possono ammirare anche nel testo del dr. Sandro Galantini, “Giulianova com’era”, edito da Paolo De Siena nel 2001. Le cartoline erano di proprietà dello scomparso Pierino Santomo, grande collezionista di Giulianova.
Tutte le citazioni e le foto dei documenti e delle piantine sono tratte dagli atti conservati presso l’archivio storico CISIA Progetti di Mosciano.
Sulla grande parete giallo ocra dell’edificio vi è incisa la scritta “Scuola Popolare De Amicis”.
La grande costruzione si affaccia con grande potenza sulla piazza dedicata a Vittorio Emanuele II, ultimo Re di Sardegna e primo Re d’Italia, che il 15 ottobre 1860 si è fermato a Giulianova.
La scuola in quel momento storico non c’è ancora, al suo posto si erge un edificio, un po’ diverso da quello oggi esistente, adibito a convento ospitante i Frati Minori Conventuali, detti anche “Cordiglieri”.
Il convento risale alla seconda metà del 1500, ma nel 1808 viene acquisito dal Comune per essere adibito, nel 1814, a sede comunale senza tener conto che il convento da gran tempo mostrava i segni del passare dei secoli e spesso era stato teatro di crolli. Lo stesso Giudice Regio, inascoltato, più volte ne ha chiesto ai suoi superiori di provvedere al restauro. Dopo l’Unità d’Italia l’edificio diventa la caserma dei Reali Carabinieri e sede della Giudicatura, ma la struttura mai restaurata deve essere abbandonata nel 1893 proprio per le sue pessime condizioni.
In una relazione redatta nel 1904, dall’ing. Vincenzo Sarti del Genio Civile, si sottolinea a gran forza che l’ edificio è pericoloso per la incolumità di tutti.
Lo stesso anno, il 17 febbraio 1904, viene presentato un progetto per la costruzione di una scuola. Il progetto dell’edificio scolastico è realizzato dall’architetto Antonio Petrignani, lo stesso che qualche anno più tardi si occuperà della Scuola Elementare “G. Acquaviva” di Viale Orsini.
I lavori sono coordinati dal geometra Alessandro Campeti e sono affidati all’Impresa del maestro muratore sig. Grossi Pompeo di Giulianova, con un contratto del 24 Maggio 1909, per un importo di 147.206,76 lire.
La consegna dei lavori all’impresa Grossi avviene il 14 agosto e l’inizio degli stessi il 16 agosto 1909. Sulle date e sulle somme non c’è molta sicurezza. In alcuni documenti si parla di una somma pari a 90.706,65 lire, decisa a seguito di una perizia del 26 maggio 1908. Con questa somma non si sarebbe potuto provvedere alla ultimazione dell’ultimo piano, riservandolo ad altro periodo prevedendo un aumento della popolazione scolastica.
Nel 1911 grazie alla riduzione degli oneri dei Comuni per la costruzione degli edifici scolastici, viene deciso il completamento dei lavori dell’ultimo piano e la perizia suppletiva viene redatta in data 10 aprile 1912. In base ad essa è deciso un prestito suppletivo di 69.000 lire, di cui 57.000 lire per i lavori e 12.000 lire per l’arredamento scolastico. L’importo totale sale in questo modo a 147.706,65 lire. In breve alla somma di 90.706,65 lire con l’aggiunta del quinto addizionale di 18.141,23 lire, si arriva all’importo complessivo di 108.847,98 lire. La ditta prima della rinuncia era giunta ad un importo di 120.983,94 lire che al netto degli interessi lievita a 121.745,54 lire. A tale cifra vanno tolti gli acconti già versati di 111.232,25, per cui la ditta è creditrice di 10.513,29 lire.
Un po’ come per la scuola del Lido, molte sono le vicissitudini sia della costruzione e sia dei pagamenti per i lavori effettuati. Per la realizzazione della scuola il Sindaco dell’epoca Giuseppe De’ Bartolomei non avendo grosse disponibilità economiche, deve necessariamente ricorrere ad alcuni mutui della Cassa Depositi e Prestiti:
- un primo mutuo di 61.400 lire con R.D. del 19 Luglio 1908;
- un secondo mutuo di 69.000 con R.D. del 24 Dicembre 1913;
- un terzo mutuo di 40.000 lire con R.D. del 15 Maggio 1918.
A questi mutui va aggiunto un sussidio di 30.712 lire del Ministero della Pubblica Istruzione, ai sensi della Legge 15 luglio 1906. Nel corso della sua realizzazione il disegno iniziale subisce delle trasformazioni perché un edificio così maestoso, almeno per le esigenze dell’epoca, non può essere destinato alla sola istruzione elementare. Infatti con Regio Decreto del 4 gennaio 1914 vengono aggiunte le classi della scuola industriale, ovvero la scuola professionale dell’epoca dedicata alla preparazione di futuri artigiani. La scuola industriale è fortemente voluta da Francesco Ciafardoni e da Giuseppe De’ Bartolomei, due dei grandi sindaci giuliesi. Già nel 1910 Antonio De Benedictis e Vincenzo Bindi nel 1911 in qualità di parlamentari si erano battuti in seno al Consiglio Provinciale teramano per questa creazione.
Da una comunicazione del 13 agosto 1913 dell’ing. Petrignani al Sindaco, si può intuire la sua cura del dettaglio per l’edificio e la sua informativa capillare sulle cose da fare da parte del sindaco. Inoltre testimonia una evoluzione in itinere del disegno originario per meglio rispondere alle esigenze locali. Ad esempio:
“Con rotolo raccomandato le ho spedito i seguenti disegni:
1° Scala secondaria verso Barretta: E’ il tipo già approvato dal G. Civile, con la differenza che la scala viene limitata al solo 1° piano.
2° Scala principale verso Ridolfi. Sostituisce la scala principale che dava sul davanti. Ha l’accesso sia dal corridoio, che dal giardino,e dal pianterreno va fino all’ultimo piano. Deve essere approvata dal G. Civile. Per la costruzione dovrò dare degli schiarimenti verbali, sia sulla chiusura e apertura di alcune porte e finestre che verrebbero portate tutte a un livello, sia sulla costruzione del nuovo muro di tramezzo.
3° Disegno dei portoni da passarsi al falegname il quale per la costruzione si regolerà con le norme del capitolato. Il profilo al vero delle cornici del portone le potrà fare il falegname stesso, magari me le manderà, perché possa all’occorrenza correggerlo. Quanto ai tre archi, che dal vestibolo d’ingresso mettono sul corridoio, non ci vanno porte di sorta. Le finestre dei tre balconi centrali del 1° piano, le farò non appena il Genio Civile avrà approvato il disegno del gran balcone che le ho spedito insieme agli altri disegni. In progetto il balcone non c’era. Il tipo di costruzione dei detti infissi è subordinato all’approvazione o meno del balcone in parola. …”
Nel frattempo i lavori vanno avanti e il costo iniziale preventivato in 72 mila lire, lievita fino a 130 mila lire.
Nel 1914 il piano terra dell’edificio ancora in costruzione viene occupato temporaneamente come sede per la scuola di arti e mestieri. Tale situazione da un lato dimostra l’esigenza impellente di avere un punto scuola di riferimento e dall’altro il protrarsi dei lavori. Rimostranze vengono rivolte anche allo stesso Provveditorato agli Studi di Teramo ed ai politici locali.
Il 30 novembre 1914 il Comune provvede a relazionare sull’andamento dei lavori di costruzione sottolineando che per l’esecuzione erano stati fissati due anni di tempo e con una prima proroga erano stati aggiunti ulteriori 20 mesi per una migliore esecuzione dei lavori. Strada facendo però l’edificio ha uno sviluppo maggiore tanto da richiedersi un prestito suppletivo e una seconda proroga di 14 mesi. Si fissa la data di scadenza per il 16 giugno 1914. La maggiore variante inserita nel progetto iniziale è relativa alla scala principale.
L’impresa Grossi, per circostanze legate alla salute del capo impresa ed altro, chiede lo scioglimento del contratto e il 12 Febbraio 1915 fa collaudare i lavori già eseguiti per un importo di 121.245,54 lire. Dopo l’abbandono dell’ impresa Grossi, con una deliberazione comunale del 21 Novembre 1916, approvata dal Prefetto il 23 marzo 1917, i lavori sono affidati all’ impresa di Angeloni Edoardo di Senigallia.
Il 3 aprile 1917 viene firmato dal sindaco De Bartolomeis il contratto per il restauro e l’adeguamento dell’edificio in questione alle nuove esigenze per un importo di 63.500 lire. In quel contratto sono considerate anche le altre scuole di Giulianova.
Interessante la relazione tecnica illustrativa che fotografa l’edificio con estrema cura:
“A) EDIFICIO IN GIULIANOVA PAESE
Si compone di tre piani e di un seminterrato. Di essi il terraneo è in parte occupato dalla scuola media “Pagliaccetti” e da una sezione staccata del Liceo Scientifico di Teramo.
La parte di edificio ad uso scuola elementare intestata a “Edmondo De Amicis” comprende due sole aule a pianterreno con relativo corridoio; l’intero primo piano costituito di sei aule, oltre alla Direzione, l’archivio, i servizi igienici e l’intero secondo piano comprendente sette aule, oltre all’abitazione della bidella, i servizi igienici ed il corridoio.
Nello stesso cortile, ma in corpo a se stante, c’è il refettorio con la cucina, mentre i locali di deposito delle cibarie sono nel seminterrato dell’edificio scolastico, che è provvisto di due gradinate interne di cui una arrestantesi al primo piano. La parte di edificio occupata dalla scuola media e dalla sezione staccata del Liceo Scientifico si compone, in complesso, di sei aule, due magazzini, una palestra, due corridoi, la segreteria, la direzione, l’ingresso e i servizi igienici, oltre ad alcuni locali di sgombero, il tutto naturalmente a pianterreno. …”
Il 4 settembre 1918 viene firmato il secondo verbale di proroga dei lavori. Nel verbale dei lavori del 3 aprile 1917 l’appaltatore si era impegnato a terminare i lavori entro nove mesi a partire dal giorno della consegna. La prima proroga era già intervenuta con il verbale del 2 novembre 1917 con il quale si era decisa per l’ultimazione una nuova data, il 4 novembre 1918. In conseguenza della mancanza di manodopera e delle difficoltà di reperimento dei materiali ormai da tempo mancanti dal mercato a causa della guerra viene concessa, a partire dalla scadenza della prima proroga, un ulteriore allungamento dei tempi di tre mesi, fino al 3 febbraio 1919.
Nel 1918 vengono aggiunte altre 69 mila lire e il Ministero dell’Istruzione aggiunge anche un sussidio. Finalmente i lavori sono in gran parte ultimati il 3 Luglio 1921. Il collaudo viene eseguito dall’ing. Tafuri Simone del Genio Civile (Ufficio Tevere e Agro Romano) il 27 ottobre 1922.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e il conseguente richiamo alle armi di tanti uomini è la causa diretta del protrarsi dei lavori di costruzione e restauro. Come già accennato la stessa impresa Grossi è costretta a tirarsi indietro a causa dello stato di salute del capo dell’impresa ed altre circostanze interne dell’impresa. Il direttore dei lavori, ing. Antonio Petrignani, in data 10 maggio 1920 e dunque a guerra finita, comunica che alcuni interventi precedentemente stimati come non urgenti, si sono rivelati nel frattempo indispensabili con un conseguente incremento del costo complessivo dell’opera.
Tra i lavori da fare egli annovera:
- l’incorporazione nell’edificio scolastico della casa Ridolfi, alla destra del palazzo, e la conseguente sua trasformazione in ulteriori aule scolastiche. Tale incorporazione avverrà nel 1924;
- la riduzione del numero delle stanze lasciate per l’abitazione del custode della scuola per poter disporre di un maggior numero di aule a seguito dell’aumento della popolazione scolastica e con l’aumento degli insegnamenti facoltativi del corso popolare;
- la sistemazione del giardino, del muro di cinta e delle aree retrostanti all’edificio;
- la modificazione della scala interna verso levante.
In data 27 ottobre 1922 viene eseguito, come già precedentemente indicato, il collaudo, di cui si perde la relazione sulle riserve del collaudatore che aveva chiesto ben 27.000 lire come compenso. Tale somma a detta dell’ing. Petrignani in una comunicazione del 23 aprile 1924, si sarebbe potuta ridurre se il pagamento fosse stato immediato. La comunicazione dell’ing. Petrignani è interessante anche perché fa il punto della situazione sui costi dell’edificio scolastico.
Le modifiche comportano una perizia suppletiva che sottolinea la necessità di una ulteriore somma di 58.000 lire per portare a termine i lavori.
Molto folta è la documentazione presente in archivio relativamente ai costi e ai conti da saldare. Ad esempio ancora nel 1928 il signor Angeloni chiede il saldo del conto al Podestà del Comune pur avendo già fatto intervenire più volte il suo avvocato sig. Vito Terni di Ancona negli anni precedenti. Ma il problema del trasferimento dei pagamenti riguarda anche lo stesso Comune che si ritrova nella condizione di non poter saldare i suoi debiti in quanto, a sua volta, non riceve quanto promesso.
Ad esempio in data 1° Luglio 1926 il Sindaco scrive al Ministero dei Lavori Pubblici ricordando da un lato i mutui concessi ed ottenuti dalla Cassa Depositi e Prestiti rispettivamente nel 1913 e nel 1919 a cui si era aggiunto un mutuo suppletivo nel 1925 di 57.00 lire, e dall’altro lato egli chiede un ulteriore sussidio del Ministero della Pubblica Istruzione di 30.712 lire per poter completare il pagamento della ditta costruttrice.
Sussidio possibile in quanto già erano stati trasmessi gli atti dell’avvenuto collaudo al Ministero della P.I. e il sindaco aveva ricevuto l’informativa necessaria da parte del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Aquila con la nota del 25 giugno 1926, n.6017 per l’inoltro della richiesta al Ministero dei Lavori Pubblici. In effetti, con R.D.L. 7 luglio 1925 n° 1173, si era stabilito il passaggio al Ministero dei Lavori Pubblici di tutti i servizi riguardanti la costruzione degli edifici scolastici che, prima, dipendevano dal Ministero della Pubblica Istruzione e questo aveva complicato un po’ le riscossioni. Nel 1932, con un contratto datato al 30 settembre, si procede all’affidamento alla ditta del sig. Antonio Albani dei lavori di riparazione dell’edificio scolastico per un importo di 2.392,55 lire a seguito del ribasso del 23.78% fatto dallo stesso Albani su una base di 3.139 lire. Altre ristrutturazioni si sono susseguite nel corso di un secolo di vita dello stupendo edificio scolastico urbano che alla data attuale ha bisogno di essere ristrutturato e ricondotto al suo splendore architettonico.
Rispetto alla vita prettamente scolastica dell’edificio, nel 1924 oltre al corso elementare esso ospita la scuola di Avviamento al Lavoro diretta da Clodomiro Iezzi. Successivamente si determina la nascita, con R.D. n.8 del 7-1-1929, del doppio canale con la R. Scuola di Avviamento Professionale con indirizzo professionale da un lato, e dall’altro la nascita, nel 1933, R. Scuola Tecnica Industriale con annessa R. Scuola Secondaria di Avviamento Professionale di tipo industriale. Sono conquiste che determinano che portano ad una impennata nelle iscrizioni. Come risulta da alcuni documenti conservati nell’archivio della scuola “De Amicis”, negli anni ’30 e ’40 si parla di “Scuole Elementari del Capoluogo”, un plurale che fornisce la misura dell’ampliamento della richiesta di istruzione. A partire dalla seconda metà degli anni ‘40, si registra il funzionamento di corsi di Scuola Popolare per alunni di età superiore al 12° anno di vita e suddivisi in corso A per analfabeti, B per semianalfabeti, C classi di aggiornamento. Nella seconda metà degli anni ’50 vengono organizzate anche delle classi di orientamento musicale. Con il passare degli anni si assiste ad un aumento del numero di classi situate un po’ dovunque e che porterà alla divisione del territorio di Giulianova in due Circoli Didattici.
Di seguito alcune foto delle vecchie piantine dell’edificio.
Articolo pubblicato sulla rivista annuale “Madonna dello Splendore”, n.33 del 2014